Un milione i profughi che, entro
la fine del 2015, cercheranno di arrivare in Europa. Centinaia di migliaia
quelli che sono già arrivati, avendo, in gran parte, come meta finale i paesi del nord Europa, dopo aver
attraversato da sud, Grecia, Italia, Spagna e da Est Serbia, Ungheria etc.
Migliaia quelli che sono già morti nella migrazione. Ancora migliaia sono i
morti attesi tra affogati, asfissiati, schiacciati sui “muri”. I governi dell’Europa dell’est, esasperati da
mai sopiti egoismi nazionali, stanno tirando su
muri di filo spinato o muri virtuali, non meno pericolosi. Il ritardo
con il quale tutti i governi europei e l’impalpabile Unione Europea, tentano di
dare risposte ad un fenomeno che ormai è epocale, dimostra quanto sia ancora lontana l’idea
degli Stati Uniti d’Europa.
Le dimensioni, il numero dei
migranti e quello dei morti e dei dispersi stanno assumendo dimensioni tali da
assomigliare ad una vera e propria guerra. A molti capita di pensare o di dire:
ma come è possibile che, settant’anni fa,
milioni di ebrei sono stati massacrati? Nessuno se ne accorgeva? Nessuno
protestava o prendeva posizione? Tra settant’anni potrà succedere la stessa
cosa. Ci si chiederà : cosa si faceva in Europa per dare risposta alle
migrazioni, ai profughi che scappano da situazioni di guerra? Cosa è stato fatto per contribuire a non far
morire persone inermi? Inoltre, mentre negli anni trenta e quaranta del secolo
scorso le informazioni viaggiavano con molta lentezza, oggi tutto si conosce
mentre avviene, in “tempo reale”. Nessuno potrà più dire : “non lo sapevamo”.
L’Europa
è attualmente composta da nazioni (fatta le eccezione per la ex Iugoslavia) che
dalla fine del secondo conflitto mondiale vivono un lungo periodo di pace e
relativa prosperità, sicuramente il più lungo mai vissuto finora, durato
quasi settant’anni; sono nazioni nelle
quali la memoria della guerra è stata completamente relegata nei libri di
Storia, tanto da rendere lontano da se il significato della parola stessa. I
cittadini europei hanno dunque attualmente una imprecisa idea di cosa
significhi non essere al sicuro, dover scappare, doversi nascondere, non avere
cibo ed un tetto sulla testa, non avere in buona sostanza alcuna prospettiva di reale esistenza o forse
meglio, di sopravvivenza. Si rileva nell’atteggiamento dei popoli europei una
sorta di incapacità di guardare al futuro che blocca nel presente lo sguardo,
impedendo, di fatto, la necessaria visione prospettica per promuovere scelte
appropriate di programmazione politica e quindi economica per una adeguata
accoglienza e sistemazione dei migranti in arrivo.
La
visione della vita reale racchiusa in un eterno presente che non contempla una
prospettiva futura incentrata sulla soddisfazione delle proprie necessità
immediate sembra far fuori anche il recente passato; ignorando l’evoluzione dei
contesti storici ed i conseguenti cambiamenti
degli assetti geopolitici del mondo si ha l’illusione di essere al
sicuro rispetto alla possibilità (o forse necessità) di eventuali rinunce a
qualcuno dei nostri consolidati ed irrinunciabili privilegi delle cui
difficoltà di ottenimento non vi è più
alcuna memoria.
Non a
caso le nazioni più resistenti all’accoglienza dei profughi sono quelle
dell’est le cui libertà e benessere sono storia più recente rispetto ai popoli
della Vecchia Europa.
Tutti i possibili interventi da
realizzare a favore di profughi e migranti ci costerebbero inoltre
infinitamente meno di quanto ci costano i vari aggiustamenti dell’economia,
verificatisi negli ultimi anni, caratterizzati da ricorrenti crisi finanziarie
e dalle bolle che si producono costantemente nella finanza internazionale, con
una enorme quantità di danaro che va dai governi alle banche in una logica da
profitto esasperato. I vari governi , a
livello internazionale, dedicano tempo e risorse per occuparsi delle varie
crisi finanziarie e disperdono energie non occupandosi della risorsa “capitale
umano”. Il capitale umano che porta con sè l’invasione, per ora dell’Europa, di
popolazioni disperate, ma giovani, disposte a tutto, pur di trovare una nuova
sistemazione lontana da guerra e miseria estrema.
Lo ha ben compreso la Germania. Gli episodi riportati dalla stampa, in diretta
dalle varie news, hanno smosso gli animi dei tedeschi e delle altre popolazioni europee, costringendo i vari
governi a prendere posizione : agli estremi,
mentre l’ Ungheria costruisce
muri, la Germania si mostra la nazione più disponibile all’accoglienza. Ma
dietro la scelta della Merkel vi è certamente una lungimirante visione
politica: accogliere ed integrare milioni di profughi che, nei prossimi anni,
contribuiranno al ringiovanimento della popolazione, faranno nascere tanti
bambini tedeschi, accetteranno ogni forma di lavoro pur di riemergere dalla
loro condizione, poiché partono “dal niente”. Quindi scelta di enorme valore
etico, ma anche di grande impatto politico.
Papa Francesco parla di globalizzazione
della solidarietà, di nuova misericordia, ed ancora una volta, vede nel giusto:
è questa la strada da seguire per accogliere i migranti, valorizzare il loro
capitale umano, contribuire a combattere le mafie, da quelle nord africane a
quelle Kosovare che fanno soldi sulle tragedie e sui morti.
E in Italia ? Ancora una volta
molte parole e poca programmazione. Si continuano a salvare, per fortuna, vite
umane nel mar mediterraneo, ma nulla si pianifica per organizzare le partenze e
gli arrivi dal nord africa. È un problema davvero irrisolvibile ? Si può solo
intervenire per limitare i danni prodotti dagli scafisti ? E’ davvero
impossibile individuare una forma di pianificazione degli arrivi via mare ?
In Iraq ad esempio i cristiani
sono passati, negli ultimi anni, da un
milione e mezzo a scarsi 300.000. L’arcivescovo Cristiano Caldeo Bashar Matti
Wuarda ha recentemente affermato :
“quello che subiamo risponde pienamente
alla definizione giuridica e morale di genocidio; non si aspettino
vent’anni per riconoscerlo”. Può il
governo Italiano fare qualcosa di simile a quanto fatto dalla Merkel, cioè
pianificare l’arrivo in Italia di profughi dall’Iraq (fra l’altro non sono
mussulmani ma cristiani). Il governo potrebbe pensare di acquisire le tante case disabitate poste nei cento paesi della
dorsale appenninica (dal molise, all’irpinia, alla basilicata), case che
potrebbe acquistare a prezzi ridottissimi, darle in affidamento ai profughi,
ottenendo in cambio un ripopolamento, un ringiovanimento di quelle aree
geografiche, affidando loro la terra da coltivare per creare nuovo sviluppo, nuova occupazione che
potrebbe giovare anche alle popolazioni italiane del sud. Sembra fantapolitica.
In Italia forse. Intanto continuiamo a tenerci profughi e migranti fatti
arrivare e gestiti dalle mafie, a cui l’unico vero aiuto disinteressato viene
dato dalle organizzazione di volontariato ed umanitarie. Se non si programmano
interventi continuativi, prendendo esempio da quanto sta facendo la Germania,
continueremo a vedere profughi ed immigrati sfruttati in lavori che nessuno vuole più
fare, gestiti da organizzazioni malavitose;
continueremo ancora a vederli ai semafori delle strade. Ed, alla faccia
della solidarietà, continueremo ad
infastidirci, della loro presenza, azionando in maniera maniacale i
tergicristalli delle nostre auto affinché non ci disturbino.
La Redazione