Cinquant’anni
fa il coach dei Texas Miners vinse con
la sua squadra il titolo NCAA di basket. Per la prima volta c’era in campo un
quintetto con soli neri. La squadra dei Miners (i minatori), allenata da Don
Haskins riuscì in un’impresa ritenuta impossibile : allestire una squadra
composta da soli neri e vincere il campionato. Sembra una cosa assurda, ora che
tutti i maggiori campioni del basket NBA sono di pelle nera. Ma nel 1965 si
trattò di una vera e propria rivoluzione. Erano gli anni nei quali il premio
nobel per la pace Martin Luther King avanzava con le sue marce di protesta non
violenta ed affermava la frase, poi divenuta famosa, “I Have a dream”. La
questione razziale, tuttora non del tutto risolta, cinquant’anni fa era davvero
molto sentita negli USA. Così quando Haskins allestì una squadra con, in
maggioranza, giocatori neri, fu criticato dai suoi stessi tifosi. La squadra
veniva fischiata quando giocava in casa e osteggiata quando giocava in
trasferta. Ma quando la Texas Miners inanellò 23 vittorie consecutive, tutti
dovettero ricredersi. La squadra conquistò il suo pubblico mentre in trasferta
i giocatori venivano trattati con disprezzo, come la squadra degli “sporchi
negri”. Dopo l’ennesima partita vinta in trasferta i giocatori dovettero
abbandonare lo stadio scortati e le loro stanze d’albergo vennero imbrattate e
distrutte. Ma niente poteva fermare la squadra di Hakins che, arrivata alla
finale di campionato, decise di far
giocare solo i giocatori neri : cinque in campo e due le riserve: gli altri
giocatori bianchi a sedere in panchina. Nella finale la squadra dei Miners
vinsero contro i forti avversari di
Kentucky per 72 a 65.
All’epoca
gli afro americani in NBA rappresentavano solo il 5% del totale. Attualmente
rappresentano i tre quarti dei calciatori professionisti. Non è certo solo ascrivibile
a Don Haskins il fatto di aver sollevato la questione razziale sui campi di
basket, ma a lui va dato il merito di aver saputo, con caparbietà ed umiltà, imporsi
e vincere, senza rispondere a nessuna delle tante provocazioni che gli
pervenivano. Non soltanto un campionato di basket ma anche una battaglia
culturale e di civiltà. In un’epoca
difficile, nella quale le discriminazione
razziale contro i neri, era
presente e diffusa tra la popolazione.
Don
Haskins, prima degli schemi, insegnò ai suoi giocatori il profondo valore
della condivisione e dell’unione mettendo su una squadra che, da pronostico, partiva quasi sempre nettamente svantaggiata.
Giocava contro altre squadre formate quasi completamente da bianchi e decise di
giocare la finale del campionato con soli giocatori neri. Dopo la vittoria a
chi lo intervistava e gli chiedeva i motivi della sua scelta rispose : “non ho
fatto niente di strano; nella finale ho messo in campo solo i migliori
giocatori della squadra e risultò che erano tutti neri”
Rocco Maria Landolfi