Nel suo libro “Che cosa
c’è sotto. Il suolo i suoi segreti, le ragioni per difenderlo” (Altraeconomia,
pagine 160, euro 12,50), Paolo Pileri, docente di Pianificazione Ambientale e
Territoriale al Politecnico di Milano, affronta una questione cruciale per la
conservazione ma anche per lo sviluppo del nostro Bel Paese. “Dovremmo
cominciare seriamente a chiederci perché
in un paese come l’Italia si costruiscono nuove abitazioni quando ci
sono due milioni di appartamenti vuoti escluse le seconde case. Quando ci sono
centinaia di vecchi distretti industriali che attendono di essere riciclati.
Perché ciò avvenga bisogna fare in modo che sia più conveniente riutilizzare
ciò che è esistente invece di occupare nuovi suoli agricoli. In Gran Bretagna
per esempio ogni comune non può concedere nuovi permessi edilizi se sul
territorio non è riutilizzato almeno il 60% degli edifici dismessi”, afferma
Paolo Pileri intervistato da Roberto Zanini su “Avvenire” del 3 giugno 2015.
Ancora, dalla lettura dell’interessantissimo articolo, si apprende che il Policlinico di Milano si è
fatto promotore del Progetto “Vento”, presentato al Ministro dei Trasporti.
Vento sta per Venezia – Torino. Si tratta di realizzare una dorsale
cicloturistica lungo il fiume Po. Ci sono luoghi bellissimi da valorizzare,
architetture idrauliche incredibili. Possono nascere attività culturali e di
accoglienza capaci di ridare vita a tante aree rurali abbandonate. Le attività
cicloturistiche sono poco sviluppate in Italia, molto in altri paesi europei.
In Germania, le attività connesse al cicloturismo, sviluppano un’economia che
vale 9 miliardi di euro di cui 4 sono spesi sul territorio per l’accoglienza.
Ulteriori esempi si trovano lungo la Drava, in Slovenia, in Carinzia. In
Austria, persino per le famiglie di Vienna, il cicloturismo è una valida
alternativa. Certamente più salutare, rispetto
ai giorni di festa trascorsi nei centri commerciali, come capita spesso alle famiglie che abitano
nelle città italiane. Ed in Austria non si gode certo delle condizioni
climatiche che caratterizzato l’Italia, dal sud al nord, visto che ormai la
“nebbia a Milano” è un fenomeno sempre più raro.
Quindi meglio puntare
alla riqualificazione delle aree industriali abbandonate che creare nuove
edificazioni, sottraendo suolo alle campagne, all’agricoltura. Meglio ridare
vitalità ai territori fluviali, come il progetto di collegare Venezia a Torino
realizzando una pista cicloturistica lungo il fiume Po, che lasciare
abbandonati fiumi e popolazioni limitrofe. Ecologia ed economia possono
convivere. Occorre che chi governa
l’Italia se ne accorga, se ne convinca. Certo ai politici piacciono più le
inaugurazioni che le manutenzioni. Sono più spettacolari e creano più consenso.
Ma un governo di persone giovani dovrebbe comprendere che il riutilizzo può
portare consenso, che la gente è stanca di devastazioni. La cementificazione del suolo poi è stata una
costante, nel secolo scorso, ma, anche nei primi anni del 2000, se ne sono viste e se ne continuano a vedere, delle belle. Da progetti come “Vento” e da
tanti progetti che potrebbero realizzarsi in altre aree fluviali, più piccole
del Po, ma non per questo meno belle ed
interessanti, potrebbe nascere sviluppo del territorio, occupazione giovanile,
e promozione di stili di vita più sani. La cementificazione di certo non fa bene alla salute.
Rocco Maria Landolfi