Le affermazioni di Papa Francesco,
probabilmente indotte dalla pressione
dei vescovi, contro la cosiddetta << teoria del gender >> che, a
prima vista, sembrano poter interessare soltanto la popolazione LGBT (lesbiche,
gay, bisessuali, transgender) , hanno un impatto fortissimo su tutta la società
italiana e non soltanto perché tutti i cittadini dovrebbero essere coinvolti in
una battaglia per i diritti civili delle minoranze, ma anche perché coinvolgono fortemente anche la
scuola. La scuola italiana è una delle poche nel mondo che non prevede tra i
suoi insegnamenti l’educazione sessuale o l’educazione all’affettività e al
rapporto tra i generi, come si preferisce dire oggi, perché, alle tante
proposte di legge presentate dai parlamentari laici negli ultimi vent’anni hanno opposto forti resistenze i cosiddetti parlamentari cattolici che non
vogliono scontentare le gerarchie vaticane. Il vero problema è che nelle scuole
non si può parlare di genere perché, da
quando negli anni ’70 gli studi femministi soprattutto dei paesi anglosassoni
hanno scoperto che genere, sessualità e sesso biologico sono concetti distinti,essendo il sesso una
categoria anatomica e il genere una categoria culturale e sociale storicamente
determinata, tali discorsi potrebbero fuorviare gli adolescenti e indurli a
scelte omosessuali. Naturalmente tutti questi soloni ignorano la complessità
dei problemi educativi che i docenti sensibili
devono affrontare quando si trovano in classe studenti o studentesse
problematici che, soprattutto quando
l’istituto insiste in zone periferiche e culturalmente deprivate, spesso ad
essi chiedono risposte ai loro tumulti o pulsioni interiori. Al di là del
discorso teorico del politicamente corretto vorrei vedere queste belle anime cattoliche
confrontarsi con adolescenti dilaniati dal conflitto sulla loro identità di
genere che richiedono un po’ di comprensione ai docenti, soprattutto se sono
sottoposti a forti pressioni da parte delle famiglie, come è successo a chi
scrive. Dunque , per non far venire “
strane idee “ ai giovani, come se l’identità di genere fosse un vestito che si
sceglie a seconda del gusto e non qualcosa che si struttura nei primi anni di
vita dell’ essere umano, è meglio evitare di parlare nella scuola di argomenti
scabrosi quale il sesso. Chi è portatore di questa convinzione dimentica che la
scuola non dovrebbe soltanto istruire i giovani ma anche educarli, e quale
educazione è più importante di quella al riconoscimento della propria identità
e di quella altrui e di fornire loro la
capacità di mettersi in relazione con l’altro, con il diverso da sé? Il
paradosso è che nella cattolica Italia non esiste nessun insegnamento del
genere, mentre in paesi ex comunisti come la Slovacchia, nelle scuole si
insegna l’educazione alla famiglia. In conclusione i parlamentari italiani si
ricordino che l’Italia è una repubblica laica e favoriscano l’introduzione
nella scuola l’educazione all’affettività e alla differenza di genere e lascino
al Papa il suo ruolo di capo di una grande religione monoteista. Perché, come afferma il grande psicoanalista
Aldo Carotenuto nel suo libro << Le lacrime del male >>, <<
La sessualità esprime, anche se per pochi momenti, la libertà di ogni essere
umano. Ma un uomo libero è sempre pericoloso in quanto è in grado di mettere a
nudo le contraddizioni del collettivo. La sessualità umana può essere il
terreno della trasgressione che, quando è esperienza profonda, nutre
l’individualità, fa crescere psicologicamente … La lettura in chiave sessuale
del peccato originale ha perpetuato nel mondo cristiano, di generazione in
generazione fino ai nostri giorni, un indirizzo marcatamente sessuofobico,
spesso addirittura terroristico,nell’educazione che i genitori impartiscono ai
figli. Malgrado anni e anni di informazione sessuale che sembra tracimare da
tutti i giornali, ancora noi terapeuti incontriamo veri e propri disastri
riguardo il modo di concepire la sessualità.>>
Marinella
Gargiulo