di
Wislawa Szymborska (Premio Nobel per la Letteratura 1996)
Cos’è necessario? È
necessario scrivere una domanda,
e alla domanda
allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum
dovrebbe essere breve.
È d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e ricordi incerti in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo
quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un
che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il
contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti
scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto.
È la sua forma che
conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.
Wislawa Szymborska, nata a Kornic il 2 luglio
1923 e morta a Cracovia il 1° febbraio 2012, fu insignita nel 1996 del Premio
Nobel per la letteratura «per una poesia che, con ironica precisione, permette
al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d’umana
realtà» . In questa lirica, una delle
sue più note, la poetessa gioca sul contrasto tra l’essere e l’apparire nella
nostra civiltà consumista, riaffermando
il valore e la primazia dei sentimenti su tutti gli altri aspetti del
vivere e raggiungendo con la sua affilata ironia esiti di commossa
partecipazione al dramma dell’esistenza umana.
Marinella Gargiulo