I tragici avvenimenti di Parigi
pongono alla nostra attenzione un problema
che, nelle immediate reazioni di sgomento e di terrore, viene in questo momento sottovalutato ma che
bisognerà presto affrontare anche in Italia ed è l’integrazione scolastica e
sociale dei bambini/e, ragazzi/e immigrati/e. Infatti il dato più sconvolgente di tutta la vicenda è che i tre attentatori fossero francesi per nascita. Se la scuola
francese fosse riuscita ad integrare i tre giovani nella società, difficilmente
sarebbero diventati dei delinquenti e non sarebbero finiti in carcere dove è
iniziato il loro percorso verso il terrorismo. Il problema è complesso perché dal punto di vista educativo rispetto agli
immigrati il modello culturale francese, contrariamente a
quello italiano, è quello
dell’assimilazione (<< Dal punto di vista culturale Io ti do il meglio
che esiste: i miei valori repubblicani nati dalla Rivoluzione dell’89>>).
Modello che negli ultimi due secoli, nonostante
la Francia sia stato sempre un paese ricco di immigrati, è riuscito a creare una forte identità
nazionale. Ma negli ultimi trent’anni
l’immigrazione ha cambiato volto con la massiccia affluenza di immigrati dal Nord Africa che, senza
particolari progetti di integrazione scolastica, considerando anche che i
progetti speciali che erano stati posti
in essere in alcune regioni, come quella di Montpellier, sono stati trascurati
dal governo di Destra, trovano una grande difficoltà ad assimilarsi alla
cultura francese. Perciò facilmente,anche il ragazzo di famiglia immigrata, ma
che è nato in Francia e quindi non ha problemi linguistici, troverà difficoltà
a inserirsi nel sistema scolastico francese. Per la ricerca fatta in occasione
del Progetto Comenius 2000 “PACE” - ( Projet d’Action Culturelle et Educative-
Intégration et scolarisation des élèves issus de l’immigration), iniziato nel
2000 e conclusosi nel 2002, in famiglie dal debole livello socio- economico
sono i maschi i più sfavoriti. Le ragazze, se hanno la possibilità da parte
delle famiglie di poter frequentare la scuola, la considerano una possibilità
per emanciparsi e in genere il loro profitto è buono e anzi cercano di fare da
ponte tra la loro famiglia e la società francese. Per i ragazzi è molto
diverso: la loro cultura d’origine si basa sul rispetto del padre, sul suo
ruolo all’interno della famiglia e sui valori patriarcali di cui egli è
portatore, però spesso nel contesto francese i padri sono discreditati dalla
disoccupazione, le malattie, l’alcolismo, quindi lo status del patriarca non è più attuale presso questi giovani,
soprattutto nell’ambiente algerino ( non è un caso che i fratelli Kouachi
fossero di origine algerina). Per questi giovani i << vecchi
>> sono detentori di una cultura
ancestrale che non è di nessuna utilità in Europa. Quindi negli ultimi dieci
anni in Francia, essendo fallita l’
integrazione assimilazionista, come ha affermato lo stesso primo ministro
francese Manuel Valls dopo la strage, e sviluppandosi sul territorio e
contro la volontà del governo, il
modello “comunitarista” (cioè delle
comunità etniche chiuse in sé stesse ) si verifica che i giovani, che non si
sentono francesi ma non hanno neanche più l’ identità etnica di origine,
possano sentire una forte attrazione
verso il Califfato che dà loro la possibilità di far parte
di un nuovo stato: quello islamico.
Dal punto di vista scolastico, non
bisogna misconoscere che, valorizzare la religione e la cultura
del paese d’origine, può essere un appoggio molto
forte da cui partire per ottenere il successo scolastico degli allievi. Il mantenere
delle regole <<tradizionali>>, o l’acquisizione di regole nuove,
più o meno impregnate di quelle del paese ospitante, favorisce il successo
scolastico. Al contrario una situazione
intermedia che può essere destrutturante per l’identità di genere (ciò
che succede per i ragazzi di fronte a una società in cui cambia il posto
dell’uomo) non sarà favorevole. In più bisogna
considerare che il successo scolastico è migliore quando la madre
padroneggia la lingua e, all’occorrenza,
ha fatto qualche studio. Quindi cercare di coinvolgere le madri in
progetti scolastici può avere effetti positivi. A Montpellier, per esempio, ho
partecipato in una scuola media a un pranzo, a base di couscous, preparato dalle madri di alunni magrebini.
Ottimi dispositivi per favorire
l’integrazione di alunni immigrati sono stati posti in essere nell’isola
de La Réunion, che fa parte delle isole mascarene che si trovano nell’ oceano
indiano, ma che è un dipartimento francese d’Oltremare. I docenti e i vertici
dell’ istituzione scolastica, che vengono tutti dalla madrepatria,<<la
metropole>>, hanno inserito il
bilinguismo nella scuola già dalle classi elementari. Cioè il creolo parlato nell’isola viene
studiato a scuola come lingua a sé insieme al francese. Molto spazio viene dato
nella scuola anche ad associazioni di genitori
ed attività su usi e costumi delle terre di origine.
Marinella Gargiulo