André Gorz, ha scritto “Lettera a D. Storia di
un amore” tra il 21 marzo ed il 6 giugno 2006. A. Gorz è morto suicida nel
2007, assieme alla moglie Dorine, affetta da un morbo degenerativo. André, 84
anni, e
sua moglie Dorine, 83, furono ritrovati distesi l’uno accanto all’altra,
nella loro casa di Vosnon, nell’Aube, regione a sud di Parigi. Gorz era nato a Vienna nel 1923 e prestissimo
si era trasferito a Parigi. È stato uno dei grandi intellettuali di Francia,
influenzando l’attività della sinistra europea con i suoi libri, con le sue teorizzazioni antiautoritarie ed è ritenuto il
fondatore dell’ecologia politica. Lettera a D. Storia di un amore è il suo
ultimo libro. La lettera a D. finisce come era cominciata, solo qualche
pensiero in più.
Testimonianza di amore e del come si può morire
di crepacuore perché l’altro/a è un pezzo di noi stessi. Esistono legami dove
la presenza dell’amato è talmente insita in noi stessi che, senza questa
presenza, l’esistenza precipita nel buio, si fa fatica atroce, la vita perde
senso.
Questo il primo periodo del libro :
“Stai per
compiere ottantadue anni. Sei rimpicciolita di sei centimetri, non pesi che
quarantacinque chili e sei sempre bella, elegante e desiderabile. Sono
cinquantotto anni che viviamo insieme e ti amo più che mai. Porto di nuovo in
fondo al petto un vuoto divorante che solo il calore del tuo corpo contro il
mio riempie.”
Questo l’ultimo periodo del libro :
“Hai
appena compiuto ottantadue anni. Sei sempre bella elegante e desiderabile. Sono
cinquantotto anni che viviamo insieme e ti amo più che mai. Recentemente mi
sono innamorato di te un’altra volta e porto di nuovo in me un vuoto divorante
che solo il tuo corpo stretto contro il mio riempie. La notte vedo talvolta la
figura di un uomo che, in una strada vuota in un paesaggio deserto, cammina
dietro un carro funebre. Quest’uomo sono io. Sei tu che il carro funebre
trasporta. Non voglio assistere alla tua cremazione; non voglio ricevere un
vaso con le tue ceneri. Sento la voce di Kathlenn Ferrier che canta <il
mondo è vuoto non ho più voglia di vivere > e mi sveglio. Spio il tuo
respiro, la mia mano ti sfiora. Ciascuno di noi vorrebbe non dover sopravvivere
alla morte dell’altro. Ci siamo spesso detti che se, per assurdo, avessimo una
seconda vita, vorremmo trascorrerla insieme”
Questo l’inizio e questa la fine del libro. Gorz
ripensa, nel mezzo del libro, a quando, l’attaccamento di Dorine per lui, gli sembrava poco meno che una debolezza
piccolo borghese. Ripensa a quando lui inseguiva la sua spinta rivoluzionaria e
l’amore appariva scontato. Da vecchio, l’amore
per Dorine finisce di essere scontato ed ovvio, ridiventa il fine, il senso della sua vita. Ha
il tempo di riconoscere e restituire a Dorine quello che è da risarcire, cioè a
dire che “dietro ad ogni grande uomo c’è una grande donna”, capace di
accoglierlo, sostenerlo, tradirlo se necessario, ma capace a un tempo di essere,
porto di ritorno e di ancoraggio, per un uomo che, da una donna è nato. Felice l’uomo che arriva in tempo a dirlo, alla donna che ama ed ha amata, ad ammettere,
finché è ancora in tempo, quel che ha ricevuto in cambio di poco. Finché lei ha
ancora il tempo di ascoltarlo, la forza e la pazienza di ascoltarlo.
All’indomani della morte di Gorz i recensori
della “Lettera a D.” dichiararono : “è un successo colossale più di ogni suo altro
scritto”. Inizio e fine del libro sono bellissimi, un inno all’amore ed
all’impossibilità di sopravvivere alla morte dell’altro/a. In mezzo c’è la
storia di quanto il successo e la fama di un uomo diviene possibile, se con lui c’è una grande donna.
Lucia Rosa
Mari