(continuiamo ad
occuparci di “mala burocrazia” con un esempio su quel che capita ai senza
dimora - RL)
Per le persone in stato di grave
povertà la burocrazia diventa causa di negazione dei diritti fondamentali
riconosciuti dalla Costituzione. Spesso, diventa causa di negazione della (carta d') identità stessa.
Se infatti lo stato di povertà
porta alla perdita della propria casa, alla condizione della assenza di dimora,
diventa estremamente complicato far valere anche quei diritti che secondo
nostra carta devono essere garantiti a chiunque.
La maggior parte dei servizi
pubblici sono infatti legati alla appartenenza "anagrafica" a
determinate liste territoriali. Se voglio cercare lavoro attraverso i Centri
per l'impiego (diritto al lavoro, art. 4)
devo iscrivermi presso il Centro territorialmente competente...cioè quello di residenza. Se voglio accedere alle
prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale (diritto alla salute, art. 32), in base alla mia residenza devo individuare il distretto
sanitario a cui fare riferimento, salvo che per le prestazioni di pronto
soccorso. Se voglio partecipare alle
scelte politiche (diritto al voto, art.
48), posso farlo presso la circoscrizione elettorale in cui ricade la mia residenza. Gli esempi di diritti negati
a chi finisce per strada potrebbero essere innumerevoli, valga per tutti quello
della carta d'identità: quando andiamo a chiedere il rilascio o il rinnovo del
documento che sancisce di fronte allo stato la nostra identità dobbiamo rivolgerci presso il comune o il municipio di residenza, e tra i dati richiesti per il rilascio c'è l'indirizzo
esatto di residenza. Se manca, come
si ottiene la nostra identità? Come si accede a quei diritti talmente
importanti da essere riconosciuti costituzionalmente?
In alcuni comuni la soluzione
sembrava essere stata trovata. A Napoli, ad esempio, è stata individuata in VIA
RENZI. Che non è una esortazione a cambiare governo...è proprio una strada, che
però è inutile cercare sullo stradario. Renzi, Alfredo, è uno dei tanti che a
Napoli, sulla strada, ci ha lasciato la vita. A lui è stata intitolata una via
fittizia. In via Alfredo Renzi risiedono i senza tetto napoletani. Una via
fittizia, il cui numero civico identifica la municipalità o il servizio di
provenienza. Se dormo in strada a Piazza Carlo III, o se sono accolto in un
dormitorio nel quartiere Sanità, ad esempio, la mia residenza è via Alfredo
Renzi 3, visto che la mia dimora abituale
è la terza municipalità. Andrea (il nome è di fantasia, la persona estremamente
reale), poichè dorme nell'aiuola di fianco alla pasticceria Bellavia, al
Vomero, se vuole stabilire la sua residenza,
lo farà in via Alfredo Renzi 5 (il suo domicilio
abituale, il Vomero, è la quinta municipalità). E così, di strada in
strada, VIA RENZI, a partire dalla sua istituzione, nel 2003, sembrava la
soluzione.
Sembrava. Perchè si sa, la
burocrazia si può combattere, ma è difficile immaginare di sconfiggerla. E così
è intervenuto il "pacchetto sicurezza". Troppo pericolosa Via RENZI. Troppo vaga.
Praticamente inesistente! Certo, in una strada inesistente, potrebbero
nascondersi pericolosi terroristi...e se la strada non esiste come li troviamo
questi pericolosi terroristi? E così, è divenuto estremamente complicato, come
per ogni buona storia di burocrazia, cercare i propri diritti. La soluzione? A
me pare ancora...VIA RENZI!
Danilo
Tuccillo