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Londra, novembre 1984…..live Band Aid.
Le immagini datate ma nitide scorrono sul video; tanti volti, ora miti della discografia mondiale (Bono Vox, Sting, Phil Collins, Simon Le Bon, etc.), fluiscono sullo sfondo attraversando i miei ricordi, il mio periodo di adolescente inquieta, “contro”, eppure viva, piena di entusiasmi e belle speranze. Come un onda irrompe nel mio sguardo intimo una entusiastica malinconia, e poi come risacca alcune riflessioni. Ad affiorare per prima è la visione di una grande coralità, che bello rivederli tutti insieme (senza da parte mia preferenze “sentimentali”, ho un passato orgogliosa da sfegatata fan dei Duran Duran..), ed uniti da un nobile fine. [Band Aid era un supergruppo britannico e irlandese creato per scopi benefici nel 1984 da Bob Geldof e Midge Ure con l'obiettivo di raccogliere fondi per combattere la piaga della fame in Etiopia, attraverso la pubblicazione del singolo Do They Know It’s Christmas]
E mi chiedo cosa è successo da quegli anni al 2000? Quali energie ci hanno spinto verso una visione egoistica e così individualistica? La risposta potrebbe essere semplice e riconoscibile nella scelta del capitalismo ad ogni costo, adeguatamente supportato, però, dallo strumento più potente di controllo a qualunque livello emotivo sia individuale che collettivo, la PAURA.
La Paura è, infatti, la seconda riflessione che arriva dall’eco del passato.
Negli anni ’80 il grande fermento creativo aveva portato con sé la circolazione di nuove idee, la libertà di pensiero e di comportamenti, e parallelamente la potente sensazione di poter veramente realizzare un cambiamento, sanare le diseguaglianze sociali, e vedi alle varie voci di Utopia. [Si ricordi che dopo qualche anno,16 novembre 1989, sarebbe crollato il muro di Berlino.]
Allora la paura fu introdotta attraverso un’arma efficacissima, veicolata da un virus l’HIV, la paura di una malattia infettiva mortale. Si è molto dibattuto sull’ipotesi che fosse un virus inventato, ma, ahimè, il virus esiste e per fortuna la malattia è curabile (sempre che non si abbassi la guardia attraverso informazione e prevenzione).
Fu così raggiunto l’obbiettivo di sparpagliarci, di separarci, e, purtroppo, non abbiamo ancora capito che insieme siamo più forti.
Ma con quali strumenti si può contrastare la paura? Semplice, trovando il coraggio di affrontarla. E come? A mio avviso muovendosi su due strade principali, che possono diramarsi anche in tante altre direzioni, ma che sono individuabili essenzialmente nel dubbio e nella conoscenza di sé. Relativamente al dubbio, immergiamoci nella sua nebulosa, re-impariamo a dubitare, alimentiamo l’incertezza, coltiviamo la curiosità che ci spinge verso nuove conoscenze. Nel mio percorso universitario troppi pochi docenti mi hanno instillato dubbi, e a loro va tutta la mia gratitudine.
Mentre rispetto alla conoscenza di sé (che spesso viene dalla conoscenza delle cose), tuffiamoci dentro questo universo che è in ognuno di noi, impariamo a meditare a raggiungere le nostre profondità, solo così si può raggiungere piena consapevolezza di sé e del mondo.
Credo fortemente che percorrendo tali strade si possa davvero andare “incontro” all’altro, in un confronto senza conflitto, senza prevaricazioni, con meno Io e più Noi, sostituendo la diffidenza con uno sguardo limpido e con l’ascolto.
La forza che la mia generazione e quella attuale può trovare per vincere la paura e realizzare il cambiamento, forse è proprio nell’accogliere, ossia nel sostituire la violenza con la scelta consapevole dell’Amore.
Cristiana Parmeggiani