L’otto marzo 2010 , poiché facevo parte della commissione
nazionale del MIUR per la valutazione degli elaborati del concorso per le
scuole “Donne per le Donne”, fui invitata alla cerimonia al Quirinale. Fu una
giornata entusiasmante già dall’inizio: vedere l’esterno del palazzo decorato
di cordoni di mimose e il lancio in cielo di palloncini rosa, mi commosse, il
rituale dei discorsi e delle premiazioni fu molto interessante, durante il sobrio ricevimento finale ebbi l’occasione
di essere presentata alla signora Clio e a tante donne che hanno segnato la storia di questo Paese.
Ma soprattutto in quell’ occasione ho avuto la possibilità di conoscere due
donne, Rossana Di Fazio e Margherita Marcheselli, che avevano dato inizio da
poco a un’opera fondamentale per chi si occupa di women’s studies, l’Enciclopedia delle donne on line. Un’opera la cui peculiarità è di essere
continuamente in fieri ed aperta al contribuito di chiunque, donna o uomo,
voglia narrare la biografia di donne notevoli di ogni epoca e paese. Per citare
le curatrici L’ Enciclopedia è un festa, una festa
a inviti : chi scrive porta una persona come portasse qualcuno che vale la pena
di conoscere. Ho accettato l’invito e ho pubblicato alcune
biografie, tra le quali anche quella di
Lucia Mastrodomenico. Ho conosciuto
Lucia quando ci siamo trovate entrambe a far parte della Commissione Pari
Opportunità della Regione Campania, nel 2001, e la nostra consuetudine in
quella sede si stava trasformando in una bella amicizia, quando l’ improvvisa e
prematura morte l’ha strappata al nostro mondo terreno. Gli antichi dicevano
che muore giovane chi al cielo è caro e forse l’incredibile e inaccettabile
morte di Lucia è dovuta al fatto che gli dei volevano che noi la ricordassimo sempre
nella sua splendida e operosa maturità, risparmiandole le ingiurie che il tempo
reca alla carne e, a volte, alla mente degli esseri umani. Non so se nella
biografia che ho scritto per l’Enciclopedia delle Donne sono riuscita a rendere
il carisma di Lucia, la capacità che aveva dell’ascolto e dell’ uso pedagogico che ne
faceva e che lei teorizzava (« Rifletto
da un po’ di tempo sul nesso che esiste tra la capacità di custodire la propria
solitudine, e la necessità di coltivare insieme l’ascolto verso la parola
dell’altra, che solo la capacità di farsi da parte di chi ascolta, può cogliere
nell’altra. Non si tratta di altruismo, né di generosità, piuttosto è bisogno
di luce. Desiderio di dar spazio e diritto all’invisibile, all’innominabile, a
ciò che agisce a distanza molto ravvicinata, in quel avvicinare a sé che
coinvolge e in cui si è coinvolte, e l’esistenza ha un nome, io ho un nome. »)
e a cui ho assistito tante volte nelle sedute della Commissione Pari
opportunità e che ci ha aiutato tanto a crescere come organo e come donne.
Lucia era riuscita a creare un gruppo, laddove c’erano varie donne di età ed esperienze diverse («Sulla capacità che le donne hanno, a
qualsiasi razza e cultura appartengono, di creare relazione, ho fondato il mio
lavoro. Se le donne riescono a costruire relazioni significative, il lavoro è
possibile e gratificante, in caso contrario, risulterà un obbligo che non
produce crescita »). Per la Commissione
Lucia ha lavorato molto, incominciando dalla proiezione per le scuole
con successivo dibattito del film di Marco Bechis sui figli dei desaparecidos
al convegno « La libertà nell’emancipazione», «per mettere a confronto due realtà separate di
donne, che seppure diversissime, agiscono nella realtà sociale della nostra regione ma nell’incapacità del dialogo; quella
dell’orientamento alla parità e al potere e quella della differenza sessuale e
dell’autorità femminile. Le due realtà:
una quella istituzionale-politica, qui i tentativi di mediazione che alcune
hanno tentato hanno funzionato, e hanno funzionato arricchendosi di qualcosa
che manca allo schema emancipazionista, quello cioè di rinominare la realtà a
partire dalla relazione tra donne. Per dire che anche in quella scena non si
può pensare ai rapporti sociali senza
tener conto di quello che le donne vivono e pensano. L’altra è quella
variegata poco visibile fatta di relazioni di tante donne che della relazione
fa il suo fondamento, dove la trasversalità del desiderio femminile è più
legato ad un piano di incontro che agli ambiti stessi; da questa pratica
abbiamo imparato che la politica è la politica delle donne, abbiamo lavorato in
questi anni col nostro esserci nelle competenze» . Nell’introduzione al catalogo della mostra del
2004 dedicata a Lina Mangiacapre, cofinanziato dalla CRPO e scritta da Lucia a
nome della Commissione, appare profetica la sua preoccupazione per lo
scadimento dei valori della nostra società: « Molte di noi hanno militato nel
femminismo, hanno vissuto una realtà fatta di “promesse”, oggi viviamo spesso
una realtà fatta di “minacce”; abbiamo bisogno non di sopravvivenza in cui
prima o poi uno/a è contro l’altro/a, ma di desideri. Stretti nella
sopravvivenza non c’è possibilità di credere e realizzare i propri desideri, e
senza desideri non c’è possibilità né di felicità, né di pensiero più grande e
più libero». Pur nel suo rigore Lucia
aveva grandi capacità di mediazione e lo dimostrò nel veemente dibattito sorto
in seno alla Commissione in seguito alla proposta di pubblicazione di un opuscolo
di ricette, che poi vide la luce col titolo di
Ricette di solidarietà, fra
chi di noi ne sosteneva la pubblicazione e chi riteneva che questo progetto fosse troppo femminile e poco
femminista. Lucia mise tutte d’accordo citando la poesia di Grace Paley “ Alternativa episodica del poeta”. « Stavo per scrivere una poesia/ invece ho
fatto una torta ci è voluto/più o meno lo stesso tempo/ chiaro la torta era una
stesura/ definitiva una poesia avrebbe avuto/ un po’ di strada da fare giorni e
settimane e / parecchi fogli stropicciati … a causa di una inesprimibile/
tristezza ho deciso di/ dedicare la mattinata a un pubblico ricettivo non
voglio/aspettare una settimana un anno una /generazione che si presenti il/
consumatore giusto» Esplicitò, poi, il suo pensiero scrivendo nell’introduzione : «Il nutrimento,
quello materiale del cibo, è inscritto nella cura che le donne da sempre hanno
donato a figli, uomini, anziani; chi pensa che questa è una risorsa quotidiana
da viversi in privato non sa che ormai è inscritta come opera di civiltà
pubblica delle donne. Per questo politicamente riconoscibile come essenziale,
dunque rappresentabile come simbolica». Nell’
ultimo periodo Lucia sente sempre più il bisogno di soffermarsi sull’azione
salvifica dell’amore nella società, e, nel 2005, sempre per la CRPO della Campania, chiama Luce Irigaray a tenere
una conferenza all’ Istituto di Studi Filosofici sul tema “Imparare ad amare” e
le dedica un’intervista- dialogo che la filosofa pubblicherà nel suo libro “Oltre i propri
confini”. Argomento che riprenderà nel suo ultimo articolo “Solo sarà l’amore salva” pubblicato sul
terzo numero della rivista on line “Adateoriafemminista” ,fondata da Lucia nel
2006 insieme con la filosofa Angela
Putino (« L’amore non si merita, si
riceve e si dà per quelli/e che sono e che siamo; solo riconoscendolo dentro di
noi si dà lo spazio della sua azione »). Anche l’odio viene visto come carenza di
amore, ma la salvezza per l’essere umano viene solo dall’amore (« Dobbiamo
imparare ad amare, oggi, di nuovo, ancora.. Imparare dal cuore che capisce e da
cui la parola nasce. Non ci si salva dalla mancanza d’amore; le donne lo
sanno,hanno molto pagato per questo »).
Marinella Gargiulo aggiornato al 10 febbraio 2014