Le motivazioni per cui i Roma partono sono uguali a
quelle degli altri migranti. Si parte per il lavoro, per scappare dalla
povertà. Sono migrazioni che spesso creano problemi sociali spiacevoli quali la
prostituzione, la droga, la delinquenza. Questi sono problemi di vasta
portata su cui l’Europa si deve esprimere, deve programmare politiche adeguate
a problemi che non si possono risolvere
a livello locale. Dal punto di vista politico, la migrazione di piccole comunità,
con una loro etnicità e cultura, ha
creato un vero problema di capacità di gestione politica prima a livello
nazionale e poi locale. Non si tratta solo
di gestire flussi d’ingresso di singoli migranti fra nazioni. I Roma comunitari dovrebbero godere a pieno
titolo della libera circolazione garantita a tutti i cittadini Europei. Spesso
facciamo riferimenti ai Rom in modo
generico; invece è un problema specifico
che richiede un’attenzione diversa. La presenza di militanti Rom, o associazioni che li rappresentano è piuttosto recente, ma di
grande importanza. La questione Rom ha sempre sofferto per mancanza di rappresentanza e di capacità di
mettersi attorno ad un tavolo per discutere. I singoli governi europei hanno
maggiori o minori difficoltà a riconoscere
le comunità Rom come composte da
cittadini europei. L’incapacità di dare dignità alle cultura, alla
lingua, alle tradizioni dei Rom appartiene a tutti i paesi europei. I Rom sono
vissuti come zingari, nomadi di passaggio a cui non è concesso mettere radici.
L’evidenza di un modello di migrazione
inter-europea, del tutto particolare, come quello fra Napoli e Călărași, ci
pone di fronte alle nostre responsabilità di comunità europea. Ci troviamo di fronte
a bambini che vivono in Romania ma parlano e scrivono l’Italiano che hanno
imparato nelle scuole italiane. Parlano il rumeno ma non sono scolarizzati in
Romania. In più nella loro famiglia parlano la loro lingua Roma. Tanti sono
nati in Italia, alcuni a Napoli ed a Napoli hanno vissuto buona parte della loro infanzia.
I nonni vivono in Romania, tengono aperte case graziose e colorate, costruite
da loro e dai loro figli con materiale povero, ma con grande creatività e arte
povera. Sono insediamenti in piccoli borghi di tipo rurale, anch’essi chiamati
“campi”, non ben serviti dal comune locale, ma accettati. A Napoli, le stesse
famiglie vivono in campi lager, il più delle volte non riconosciuti dai comuni
ove risiedono, senza i servizi più vitali quali acqua o elettricità, in stato
di estrema povertà e ad alto rischio per la salute. Gli sgomberi sono
all’ordine del giorno e sono pochissimi quelli che riescono a sistemarsi in
civili abitazioni. In molti campi in provincia di Napoli si riscontra che molti
Rom hanno l’iscrizione o la possibilità di godere dei servizi sanitari, ma vi
accedono poco e male. La scolarizzazione rimane bassa e discontinua come anche
le vaccinazioni per i minori. La salute degli adulti è estremamente precaria e
l’aspettativa di vita in paragone ai cittadini italiani, molto bassa. La
mortalità infantile fra i bambini Rom in Italia è ancora molto alta. La
mancanza di assistenza a fasce deboli presenti nelle piccole comunità Rom,
quali anziani malati o disabili, è sempre un problema. In una Europa dei diritti
umani non ci si può più celare dietro ad un generico “non hanno diritto” in
quanto non cittadini. I modelli di insediamento osservati nelle due città
“gemellate” sono similari. Si “riconosce” l’appartenenza Roma, il tenersi
insieme di una comunità. Ma perché questa migrazione Napoli- Călărași? Girando per queste piccole comunità Rom, a
Călărași, in una giornata di sole, fra casette colorate ed addobbate con arte
di latta, piante in fiore, tendine ricamate alle finestre, bambini e nonni per
i viali con nomi fantasiosi quali “via del violinista”, mi sono chiesta perché
vengono nei campi lager di Napoli? La risposta è venuta dai loro racconti. Come
avveniva per i nostri migranti, dai
paesini spersi del profondo Sud, in tempi di grande povertà, si parte proprio per
uscire dalla povertà. Si va dove sembra possibile guadagnare, anche a costo di
grandi sacrifici, anche tirando a campare in maniera precaria, per poi riportare tutto alle radici, dove ti è concesso avere una casa che ti sei
costruito tu. Il sogno di tutti i migranti. La condizione a Napoli, pur
drammatica, gode di maggiore ricchezza materiale, possibilità di fare soldi, in
confronto alla depressione economica del piccolo comune di Călărași. La
presenza del mercato nero del lavoro, le attività, anche illegali, troppo spesso
tollerate nel contesto napoletano, un giro di soldi comunque maggiore, diventano attraenti per persone in grave stato di
povertà. Come a Napoli, anche a Călărași, i Rom sono trattati ai margini. Il
sindaco di Călărași commenta: “che posso farci se il ferro di scarto in Romania
è finito?...” Molti Rumeni si preoccupano che i Roma possano essere la causa di
pregiudizi che anche loro subiscono a
causa di assimilazione fra le due
culture. Si innesca, in egual misura, un rifiuto a riconoscere la cultura Roma
vissuta come degradata e povera. I diritti da sostenere prioritariamente sono
quelli dell’infanzia. Occorre lavorare sulla trasformazione di pregiudizi e
stereotipi; si deve lavorare per conoscere più a fondo il fenomeno. Il
cambiamento del linguaggio usato, per i Rom, è un atto politico. I problemi sociali non esistono da soli ma
vengono creati come viene creata l'immagine sociale che ci portiamo dentro e
che attribuiamo agli altri.
Christina Harrison “in
migranti” aggiornato al 27
gennaio 2014