Era da tanto che ci pensavamo:
andare a Roma per conoscere Papa Francesco. Come tanti altri, anche noi quasi
subito dopo la nomina siamo rimasti affascinati dalla sua persona, colpiti
dalla sua semplicità, dalla sua diretta, concreta, chiara parola. Volevamo
vederlo da vicino, sentire la sua voce, captare e percepire magari dei piccoli
segnali attraverso un suo sguardo, un movimento della sua mano, qualcosa che
forse difficilmente saremmo riusciti a captare attraverso un televisore. Volevamo
toccare con mano la tangibilità della sua persona, capire meglio. Così, tramite la nostra Associazione di Promozione Sociale
“Marea”, abbiamo deciso, in gruppo, di partecipare ad una Udienza Generale del
Papa con l’obiettivo di chiedere al Santo Padre una preghiera per i giovani di Napoli che vivono
il rischio di “perdersi” perché spesso
vivono in quartieri disagiati, perché
incontrano così tante difficoltà per trovare un lavoro. Sappiamo bene
come sia difficile vivere in un territorio come Napoli, dove dietro l’angolo c’è sempre qualcosa di
illegale che purtroppo facciamo spesso finta di non vedere, dove trovare un
lavoro sembra un sogno irrealizzabile e quindi dove alle volte i giovani cercano il guadagno
facile, quello che inevitabilmente finisce per portare verso tristi realtà, in
un modo o in un altro. Conosciamo bene però anche l’altro lato del nostro
territorio, quello della grande generosità, del calore che scorre nelle vene
del popolo napoletano, quello della solidarietà tra la gente, che traspare
evidente nei discorsi tra persone sconosciute
in metropolitana, che parlano tra loro come se si conoscessero da tempo,
che si consigliano, si confrontano. Questo ci lascia sempre un senso di
stupore, di speranza. Nel clima di Napoli, così controverso, a metà tra il bene e il
male, ci siamo anche noi, dell’Associazione di Promozione Sociale “Marea”
presieduta da Luciano Curatoli. Noi
siamo, o almeno cerchiamo di essere, quelli che non scappano. Forse non
crediamo più di cambiare il mondo ma
almeno vorremmo provare, nel nostro piccolo, a migliorarlo; iniziando con il
migliorare noi stessi. Insomma ci proviamo, anche attraverso Marea. In quest’
ottica abbiamo consegnato la nostra
breve preghiera, indirizzata al Papa, all’ufficio della Prefettura del Vaticano,
mercoledì 27 novembre,
quando la nostra Associazione, ha
ottenuto di partecipare alla udienza generale. Alle 8 del mattino
piazza San Pietro era già
piena, nonostante il gelo perché
la temperatura a quell’ora era di circa
1 grado sotto lo zero. C’erano delegazioni da ogni parte del mondo,
gruppi di malati provenienti da diversi ospedali, associazioni di volontariato, associazioni
religiose, e poi , tra le altre, anche
la nostra associazione, nominata
dall’altoparlante davanti a tutta piazza San Pietro, con grande nostra
emozione. Le emozioni sono state tante quel giorno, iniziando con il guardarci intorno, scorgendo sul viso delle
tante persone intorno a noi, incuranti del freddo, anche con
figli molto piccoli al seguito,
espressioni di speranza e di
aspettativa, veramente molto rare, specialmente
in questi ultimi anni! In anticipo di 30 minuti, rispetto all’orario della udienza, è arrivato
Papa Francesco sulla sua “papa mobile” iniziando il giro tra la folla. Girava
tra gli spazi riservati alla sua auto ma strettamente connessi a quelli del
pubblico, salutava e sorrideva a tutti, tendeva le sue mani verso chi gliele
tendeva, cercava quasi di abbracciare, toccare, baciare più persone possibili, mostrando un
evidente rammarico per non poterlo fare
con tutti. Prendeva in braccio i bambini
che i genitori gli tendevano, dava loro una carezza sulla testa con fare
paterno, diceva una parola a chi gli parlava, emanava calore e tenerezza, forza e vulnerabilità, perché nella sua
semplicità mostrava di essere uno di noi , proprio come Cristo quando è sceso
sulla terra, senza alcuna esibizione del potere papale davanti al quale tanti
sovrani nel corso dei secoli si sono piegati. La commozione tra la gente era
grande, molti occhi pieni di lacrime in volti sorridenti, nessuno aveva più
freddo. Puntualissimo alle 10.30, inizia l’udienza. Dopo essersi complimentato
con il pubblico, per il coraggio
mostrato essendo presenti in piazza in
una giornata così fredda, dopo la lettura di una lettera ai Corinzi,
tradotta poi in diverse lingue straniere, Francesco, inizia a parlare. Parla della morte e della resurrezione, di
cosa significhi morire in Cristo, di come spesso ci sia un modo sbagliato di guardare la morte.
La morte, dice Papa Francesco, è sempre difficile da accettare, in
particolar modo la morte dei bambini che sembra inammissibile e, se viene intesa come la fine di tutto, spaventa,
atterrisce. Questa concezione della morte “è
tipica del pensiero ateo, ma c’è un istinto potente dentro di noi, che ci dice
che la nostra vita non finisce con la morte. Se la nostra vita è stata un
cammino con il Signore, saremo preparati ad accettare il momento ultimo della
nostra esistenza terrena, in attesa di contemplare - faccia a faccia - il suo volto bello, pieno di luce, pieno di
amore, pieno di tenerezza. “ Questa
espressione “faccia a faccia” con il Signore ci è piaciuta molto, ha
consentito alla nostra immaginazione di spaziare nel tempo che verrà, con speranza, con la
gioia della attesa. E’ la solidarietà nel compatire il dolore e infondere
speranza che è premessa e condizione necessaria per essere “faccia a faccia”
con il Signore. “Chi
pratica la misericordia non teme la morte, perché la guarda in faccia nelle
ferite dei fratelli, e la supera con l’amore di Gesù Cristo”. Qui nasce una
riflessione sulla misericordia :
praticarla, ne siamo certi, aiuta non
solo i poveri e i sofferenti, aprendoci la possibilità di poter essere più
vicini al Signore, ma, in modo inatteso e silente, aiuta anche noi stessi ad essere più felici,
a sentirci utili, indipendentemente da ciò in cui crediamo, quasi una medicina, come ha detto il Papa
recentemente, per stare bene con noi stessi e per vivere la nostra vita non in
maniera futile. Dovremmo iniziare a
vedere oltre, oltre la nostra quotidiana
superficialità, capire quali sono le cose che contano veramente, magari per cogliere la bellezza della vita,
con il suo bene e il suo male, magari chissà anche per essere più felici!
Aggiornato al 15 dicembre 2013