Nel 1978 fu approvata la Legge di Riforma Sanitaria (la
n.833). Prima vera riforma strutturale in Italia. Si è dato applicazione
all’art. 32 della Costituzione. Tutti i cittadini devono avere uguali diritti
in caso di malattia; interventi di prevenzione cura e riabilitazione gratuiti
per tutti. Troppo bello per essere vero e duraturo nel tempo. La gestione
politica della sanità (chi ricorda i Comitati di gestione delle USL ?) mandò
tutto a scatafascio. Troppi sprechi, troppe truffe, le risorse economiche
cominciarono a scarseggiare e si arrivò, nel 1992 a riordinare la riforma. Fu
promulgata la legge 502, appunto del 92, vennero soppresse le USL ed i comitati
di gestione e istituite le Aziende,
ospedaliere e sanitarie locali, dirette da un solo uomo (meno spesso una donna)
: il Direttore Generale.
Con l’istituzione delle Aziende è cominciato il declino della
sanità pubblica. Non si è posto rimedio ai suoi mali atavici (ingerenza dei partiti politici, sprechi e
truffe), ma si è peggiorato il tutto stabilendo il primato dell’economia (o,
per i palati più raffinati, della finanza) sulla sanità. Risultato : azienda
equivale a dire tariffe per prestazioni (tutto ha un prezzo, anche la tutela
della salute), tagli indiscriminati,
introduzione di ticket sempre più gravosi per i più poveri. Il Servizio
Sanitario Nazionale (SSN) che, ancora nel 2000, veniva definito
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, uno dei migliori al mondo, è ormai
ridotto allo stremo. Come si è potuto giungere a tanto? Con l’introduzione
delle Aziende in sanità si è prodotto un pericoloso risultato. Gli ospedali
pubblici (con, evidentemente, le dovute
eccezioni) sono in gravi difficoltà ed hanno i debiti. Le cliniche private
(convenzionate con il SSN, quindi pagate dallo Stato) continuano a fare soldi.
Negli ultimi anni c’è stata un’accelerazione della crisi. Per
due motivi; il primo : per giungere al
pareggio di bilancio si sono bloccati gli investimenti, non si fanno più
assunzioni, invece di bloccare truffe e sprechi si sono realizzati tagli
lineari, indiscriminati. Il secondo: il federalismo, da dieci anni vigente in sanità. In Italia ci sono 21 sistemi sanitari
diversi. Far governare la sanità alle Regioni ha prodotto un risultato
drammatico : nelle regioni del sud i cittadini ricevono
un’assistenza peggiore; i bilanci della sanità sono in rosso ; le Regioni del
Centro (tranne il Lazio) e quelle del Nord danno assistenza migliore ed
hanno bilanci, grosso modo, in ordine.
Ma perché? Provate a darvi una spiegazione da soli.
Ma l’Italia non doveva essere una ? Le disuguaglianze di
salute sono il vero grande problema del SSN e nessuno sembra
preoccuparsene. Quindi finché la sanità
pubblica sarà organizzata in Aziende e finché a comandare saranno le Regioni
non vedo margini di miglioramento. Eppure il SSN assorbe molte risorse
economiche: il finanziamento ammonta a circa 110 miliardi di euro l’anno. Dei
quali circa 30 vanno a finire in profitto per i privati. I ticket, tanto odiati
dalla popolazione, si calcola, producano
circa 2 miliardi di introiti l’anno per lo Stato. In alcune regioni il ticket per una visita
specialistica è pari a circa 50 euro. Conviene quindi recarsi dal privato che,
per una cifra di poco inferiore, offre
la stessa prestazione, senza passare per I Centri pubblici di prenotazione e
senza liste d’attesa. Di fatto si
realizza lo smantellamento del servizio sanitario pubblico. Un governo che
volesse davvero dare un segnale di cambiamento potrebbe legiferare al
proposito: prevedendo politiche finalizzate e far decrescere i profitti per i
privati (ad esempio di 2 miliardi di euro - i sistemi ci sono e neanche troppo complicati)
ed abolendo i ticket. Sarebbe una misura
destinata a dare gran sollievo alla popolazione e rendere meno burocratico il
lavoro di ASL ed ospedali.