articolo pubblicato in moda
All’essere alla moda le donne non rinunciano, anche quando le risorse scarseggiano e gli oggetti del desiderio “a la page” diventano sempre più costosi. Allora che si fa? Le donne del terzo millennio trovano le loro soluzioni nella rete. Sui blog al femminile fioriscono richieste di consigli cui seguono altrettanto copiosi suggerimenti, che ci fanno capire quanto, anche in tempo di crisi economica, non si rinunci al dettaglio, alla scarpa, al vestito. Le donne si ritagliano così, con meno mezzi, la possibilità di non sentirsi fuori moda, o meglio ancora, di ricreare una nuova moda senza rinunciare al proprio stile, secondo un ideale di bellezza che sempre meno vive di dogmi e di modelli. La moda da sempre ha significato contagio, quasi una sorta di epidemia; e dunque quale strumento migliore della rete per favorire la diffusione e la contaminazione?
E allora ecco il baratto, l’offerta di scambio di marmellata fatta in casa con un paio di scarpe, o di una borsa in cambio di un massaggio ayurvedico. E così si ci organizza, come nel caso degli artisti del riciclo. Anche il linguaggio si adegua al tempo di crisi; ed ecco comparire la figura della “recessionista”, neologismo nato nei paesi anglosassoni dalla fusione dei termini “recession” e “fashionista” che definisce colei che nonostante le tangibili difficoltà economiche del momento non vuole rinunciare ad essere alla moda per sopravvivere con stile alla crisi, dotata di siti e di blog pieni di consigli e suggerimenti.
Forse la crisi economica e globale (almeno nei paesi cosiddetti occidentali) può diventare opportunità di ricerca di se, secondo un ideale di bellezza sempre incarnato e reso visibile dalla sguardo dell’altra\o.
08 ottobre 2012
Maria Vittoria Montemurro