Perché tanti tagli in sanità?
Con l’ultimo provvedimento di luglio il governo ha deciso di far assaporare, a tutte le regioni Italiane, il livello di precarietà e ristrettezza che le regioni del sud Italia già conoscono da molti anni. Verranno tagliati vari miliardi di euro nei prossimi anni. Il piano prevede riduzione di posti letto, tagli al personale, blocco delle assunzioni, riduzione della spesa farmaceutica. Tutto ciò già avviene nelle regioni del sud che avendo sprecato molte risorse sono state commissariate e sottoposte a piani di rientro. La sanità è infatti gestita dalle regioni: quelle più virtuose (centro nord) hanno amministrato meglio gli ospedali e sono state premiate. Quelle del sud (più il super sprecone Lazio) hanno amministrato male e sono state punite.
Eppure in Italia il diritto alla tutela della salute, sancito dalla Costituzione, è un diritto acquisito per tutti. Il Servizio Sanitario Nazionale italiano (SSN), viene considerato tra i migliori al mondo. Ricchi o poveri che siano, i cittadini italiani, di fronte ad un grave problema di salute hanno le stesse opportunità di cura. Vi è poi da considerare che, in Italia, la spesa sanitaria sul prodotto interno lordo pesa meno della media dei paesi europei, molto, molto meno che negli USA. Recentemente, negli USA, Obama, è riuscito a far approvare una riforma che assomiglia vagamente al nostro sistema garantendo cioè anche i più poveri un qualche diritto alle cure; nulla a che vedere però con le garanzie che offre il nostro sistema. In Italia un malato di cancro povero (che contribuisce poco quindi al finanziamento del servizio pubblico) ha le stesse opportunità di cura (per quel che il livello di conoscenza scientifica consente) di un ammalato di cancro, ricco. Non è così dovunque. Negli USA chi non può pagarsi cure costose, per patologie gravi, e non è coperto da assicurazione, è costretto a vendersi la casa o fare un mutuo.
Da noi tutto ciò sarebbe pura follia. Quindi il SSN, pur con cospicue differenze regionali, rimane un baluardo insostituibile. Nonostante l’invasione della politica negli ospedali, politica che non sceglie solo i Direttori Generali, ma, ahinoi, anche i Primari. Nessun governo precedente è riuscito a smantellare il SSN. Né governi di sinistra che hanno difeso e difendono strenuamente il SSN, in verità a parole più che nei fatti. Né i governi di destra; la destra non sempre ha difeso il SSN ma sempre ha trovato soluzioni efficaci per dirottare risorse pubbliche verso le cliniche private. Neppure le truffe, purtroppo sempre più presenti, né i casi di malasanità hanno eroso la popolarità del SSN tra i cittadini.
Che ci riesca proprio il governo tecnico, il governo dei Professori, a smantellare il SSN?
Quegli stessi professori Bocconiani, padri della trasformazione degli ospedali e delle ASL in aziende?
E poi perché?
Solo per risparmiare e far contento il governo tedesco?
Il commento di molti operatori della sanità è più semplice, più banale: quelli della Bocconi sono bravi maestri, bravissimi nella didattica, cattivi maestri (riprendendo Popper) nella gestione, quando si tratta di passare dal dire al fare. Hanno dato grandi contributi teorici e sulla formazione, stanno dando pessimi esempi di come si gestisce, in maniera ugualitaria e lungimirante, il servizio sanitario pubblico in tempo di crisi.
Roberto Landolfi