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Vie intitolate alle donne, solo il 3,5% delle strade è in rosa. E stravincono madonne, sante e martiri

di Matteo Pucciarelli
tratto da Repubblica (edizione Genova) del 19 agosto 2017

Provate a farvi una camminata per la città, prendendo nota del nome delle vie, delle piazze, dei larghi, dei corsi, dei vicoli. Scoprirete che solo il 3,5 per cento d'esse è dedicato ad una donna. Su un totale di 3.800 vie eccetera, 1.507 sono intitolate a uomini; 136 a donne. E poi, a che donne? Delle 136, 82 sono madonne, sante, martiri. Le figure storiche e politiche femminili omaggiate sono dodici. Provate a farvi una camminata per la città, prendendo nota del nome delle vie, delle piazze, dei larghi, dei corsi, dei vicoli. Scoprirete che solo il 3,5 per cento d’esse è dedicato ad una donna. Su un totale di 3.800 vie eccetera, 1.507 sono intitolate a uomini; 136 a donne. E poi, a che donne? Delle 136, 82 sono madonne, sante, martiri; legate insomma a una tradizione religiosa. Le figure storiche e politiche femminili omaggiate in città con l’intitolazione di una via sono dodici (12). La disparità tra i due sessi, insomma, ancora oggi parte dalla strada. Possibile — viene da chiedersi — che la storia italiana e genovese l’abbiano fatta così poche donne?

Il conteggio, che poi vista l’evidente minoranza del cosiddetto “gentil sesso” si trasforma in una denuncia politica in sé, viene aggiornato da un sito-associazione (www.toponomasticafemminile.it) che nel corso degli anni ha provato a formare un piccolo moto di opinione che tenta di fare pressione sulle varie giunte comunali affinché la disparità sia perlomeno mitigata. Perché, ragionano, «le donne sono state occultate, dimenticate, cancellate dall’arte, dalla letteratura, dalla filosofia. La storia dell’umanità è scritta e descritta quasi esclusivamente da uomini. E in questa storia le donne hanno solo il ruolo di personaggi delineati dalla mente maschile e mai di soggetti che creano, scrivono e progettano, nonostante testi, ricerche, scoperte delle donne occupino ormai interi scaffali di librerie e biblioteche».

A livello italiano, la media delle intitolazioni femminili è del 5 per cento. Percentuale simile in Francia. Negli ultimi anni c’è stata un’inversione di tendenza, o perlomeno una maggiore sensibilità delle amministrazioni. Eventualmente le idee, anzi le personalità femminile del passato da omaggiare, non mancano. A Ganzirri, in provincia di Messina, ventuno vie hanno preso il nome di Teresa Mattei, Nilde Iotti, Laura Bianchini, Angelina Livia Merlin, Teresa Noce e così altre sedici: cioè le donne che hanno preso parte all’Assemblea costituente e che laggiù prenderanno il posto di sigle alfanumeriche e via senza nome.

Un cambiamento graduale e dai piccoli numeri, tanto che per arrivare a una semiparità toponomastica, di questo passo, ci vorranno svariati secoli. «L’espressione “pareggiare” non mi piace — dice l’assessora alle Pari opportunità, Arianna Viscogliosi — però sicuramente ci sono molte donne che hanno raggiunto grandi risultati. Occorre quindi una maggiore sensibilità anche in questi campi che potrebbero sembrare simbolici, e la nostra giunta mostrerà questa attenzione». Entrando più nello specifico della situazione genovese, i numeri della quasi completa assenza delle donne nel panorama toponomastico è impressionante: zero vie a scienziate donne, tre (3) a donne dello spettacolo (Eleonora Duse, Adelaide Ristori, Lina Volonghi), una sola ad una artista (Sofonisba Anguissola), una per un’atleta (Renata Bianchi), quattro dedicate a letterate ed umaniste (Rosanna Benzi, Pellegrina Amoretti, Flavia Steno, Sibilla Mertens).

La questione è sì “simbolica”, ma anche se non soprattutto culturale. L’assessora alla Cultura Elisa Serafini ad esempio annuncia che lavorerà «perché sia possibile dedicare una via a Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina. Una donna che ha combattuto per la scienza e per la libertà, superando ostacoli complessi e ingiusti, come le leggi razziali e i pregiudizi del mondo familiare, professionale e scientifico nei confronti delle donne».

Un’iniziativa «che ho apprezzato — aggiunge Serafini — è stata quella di dedicare una piazza a Rosa Parks, che rifiutò di cedere il suo posto sul bus a un uomo bianco, come prevedeva la legge, e che, con il suo gesto, diede vita ai più importanti movimenti americani per i diritti civili». Intitolazione avvenuta nel novembre dello scorso anno, con al governo della città il centrosinistra. Il quale però, nel corso di tutti i decenni passati del suo governo cittadino, non ha poi fatto molto per rompere lo status quo. Toponomasticamente parlando.